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Il cancro del colon-retto

Il Cancro del Colon e del Retto: Si può guarire?

"Il cancro del colon e del retto: si può guarire?"
"Conoscere Prevenire Curare"
Incontri con il Prof. Giuliano Reboa

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Patologia
Il Cancro del Colon e del Retto (CCR) è un adenocarcinoma, cioè un tumore che nasce dalle ghiandole superficiali della parete del grosso intestino, ed è ad oggi la seconda causa di morte nell’uomo e nella donna per malattia neoplastica. Il CCR può localizzarsi potenzialmente in qualsiasi sito della cornice colica, tuttavia esso predilige le localizzazioni più distali: infatti, il 73% dei tumori si sviluppa a livello del colon di sinistra e nel retto. La percentuali di incidenza e di prevalenza di questa malattia sono costantemente aumentate dagli anni ’50 ad oggi ed attualmente oscillano intorno ai 50 nuovi casi ogni 100.000 abitanti ogni anno indipendentemente dal sesso, e con un tasso di prevalenza di 54 casi ogni 100.000 abitanti. Se traducessimo queste percentuali in valori numerici assoluti scopriremmo che nel nostro paese ogni anno insorgono circa 33.000 nuovi casi di CCR e che attualmente ci sono in Italia circa 83.000 pazienti affetti da questa neoplasia. Il numero di decessi per anno si aggira intorno ai 18.000 decessi\anno.

Fisiopatologia e clinica
La sintomatologia clinica di presentazione, se pur variegata, può essere schematizzata, a scopo didattico, in tre differenti quadri clinici dipendenti sia dalla sede primitiva del tumore sia dalle caratteristiche biologiche che assume. Se la localizzazione è nel colon di destra, la neoplasia, di solito, è paucisintomatica e può arrivare ad assumere dimensioni notevoli con un rischio elevato di enterorragie (sanguinamenti) massive o con anemie croniche da stillicidio ematico cronico. Una neoplasia, al contrario, anche di dimensioni minori ma localizzata al colon di sinistra può dare un quadro ostruttivo conclamato o, più frequentemente, semplicemente una sintomatologia dolorosa addominale associata a cambiamenti dell’alvo. Il terzo quadro clinico si sviluppa da un tumore localizzato a livello rettale che può simulare una sintomatologia clinica simil-emorroidaria dovuta ad una non chiara distinzione sintomatologia locale tra patologia benigna e maligna: in entrambe, infatti, possono coesistere la perdita di sangue rosso vivo con o senza dolore o bruciore anale e la sensazione di ostruita defecazione con tentativi falliti di evacuare (tenesmo).

Diagnosi
Le capacità diagnostiche sono notevolmente aumentate in queste ultime decadi. I progressi si sono sviluppati grazie all’introduzione delle tecniche endoscopiche a fibre ottiche che permettono la visualizzazione diretta del lume del viscere con una notevole definizione d’immagine. Questo ha permesso sia di visualizzare neoformazioni anche di pochi millimetri di diametro sia la loro eventuale asportazione o elettrocauterizzazione durante la stessa seduta diagnostica. Il miglioramento delle metodiche per immagini quali l’ETG (ecotomografia transanale), la TC (tomografia compiuterizzata), la RMN (risonanza magnetica nucleare) e la PET (tomografia ad emissione di positroni) ha permesso uno staging in sede preoperatoria della malattia neoplastica più accurato, permettendo al Clinico Chirurgo una più affidabile strategia terapeutica e prognostica, oltrechè un monitoraggio nel follow up postoperatorio. In base all’avanzamento della malattia il CCR è diviso in 4 stadi (classificazione sec. DUKES) stadio A,B,C,D: partendo dal primo stadio, quello A, in cui vi è un invasione locale limitata al viscere, si arriva allo stadio D in cui la neoplasia ha dato metastasi a distanza al momento della diagnosi. Una ulteriore classificazione della patologia colo-rettale si attua mediante l'utilizzo del TNM (T=TUMORE; N=LINFONODI METASTATICI; M=METASTASI A DISTANZA)

Trattamento chirurgico
Le armi terapeutiche che abbiamo per combattere il CCR sono essenzialmente tre: la terapia chirurgica, la chemioterapia medica e la radioterapia. Si possono utilizzare in modo isolato, ma i migliori risultati, in termini di sopravvivenza e di qualità di vita, sono stati ottenuti, almeno nelle forme avanzate, da associazioni di queste tre. Ad esempio uno dei più significativi progressi in campo oncologico è stata l’introduzione della radio + chemioterapia neoadiuvante (cioè preoperatoria) per il carcinoma del retto medio-basso che ha permesso un downstaging del tumore e quindi interventi chirurgici meno demolitivi, con risparmio degli sfinteri anali e senza il confezionamento di una stomia definitiva (amputazione addomino-perineale sec. Miles). Anche la terapia medica postoperatoria si è evoluta con l’introduzione di “nuovi” farmaci con un’efficacia biologica antitumorale superiore ai precedenti ma con minori effetti collaterali. Ma la vera rivoluzione del settore è in campo chirurgico dove sono state messe a punto tecniche, come la TME (total mesorectal exicion), che hanno ridotto in modo significativo la mortalità e le recidive locali del cancro del retto quasi del 20%. Un’altra opportunità terapeutica è la possibilità di operare formazioni polipoidi cancerizzate fino a 30cm dalla rima anale con metodiche chirurgiche miniinvasive come la TEM (transanal endoscopical microsurgery) cioè passando attraverso orifizi naturali, l’ano ad esempio, senza dover ricorrere a interventi tradizionali demolitivi.

Fig 1.
Asportazione della neoplasia rettale mediante tecnica miniinvasiva TEM 


Prognosi
La sinergia di questi trattamenti sommata ad una diagnosi precoce, grazie a programmi di screening ad ampio raggio e ad una maggiore sensibilizzazione della popolazione a rischio, ha prodotto in questi ultimi vent’anni un miglioramento sulla sopravvivenza complessiva dei pazienti affetti da CCR calcolata intorno al 16-18%. Ci auguriamo che importanti sviluppi nel settore della biologia molecolare contribuiranno ad aumentare ulteriormente la sopravvivenza a lungo termine.


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