La Stitichezza Grave\Sindrome da Ostruita Defecazione, infatti, arriva ad interessare fino all’30% dei soggetti della popolazione adulta con una percentuale di incidenza che arriva fino al 40-50% nel sesso femminile, con una precoce età d’insorgenza e con un significativo peggioramento della qualità di vita. I pazienti affetti da questa condizione morbosa, tuttavia, hanno sempre manifestato una certa reticenza a parlare delle loro problematiche, considerandole quasi parafisiologiche, e il medico, d’altra parte, si trovava spesso in difficoltà nel dover affrontare tale condizione morbosa sia per la precarietà di mezzi tecnologico\strumentali che aveva a disposizione sia per la mancanza di trattamenti medici realmente risolutivi. Questo connubio ha fatto sì che certe patologie ColonProctologiche, come la Stipsi Grave\Sindrome da Ostruita Defecazione, pur essendo condizioni morbose che risultano ai primi posti in termini di frequenza di accessi alle strutture sanitarie nazionali, siano state messe in secondo piano dalla “tradizione medica” e non abbiano avuto il giusto peso anche in un recente passato.
La Sindrome da Ostruita Defecazione, spesso fraintesa dal paziente, e talora anche dal medico, con la stitichezza, rappresenta un “vecchio” problema che solo di recente è stato correttamente inquadrato sotto il profilo diagnostico e terapeutico. Si tratta di pazienti, quasi sempre di sesso femminile, che hanno difficoltà a compiere un atto defecatorio normale a causa della presenza di deformazioni anatomiche del retto (come il rettocele e\o l’intussuscezione rettale) che impediscono al materiale fecale di essere espulso in maniera corretta. Tali alterazioni si riflettono sul piano sintomatologico presentando un senso di “tappo” durante l’atto defecatorio e una sensazione di incompletezza postevacuativa che, nei casi più gravi, costringe il paziente a fastidiose manovre per poter evacuare in maniera soddisfacente. Per trattare queste malformazioni anatomiche sono stati proposti, in passato, molti interventi chirurgici che non hanno, però, dato i risultati attesi e che hanno presentato complicanze postoperatorie di rilevanza clinica non trascurabile. L’introduzione della Chirurgia Transanale Stapler Assistita ha rivoluzionato questo settore introducendo l’intervento chirurgico di Stapler Transanal Rectal Resection (S.T.AR.R.) che consiste nell’eliminazione del difetto anatomico riscontrato (rettocele e/o invaginazione retto-anale) mediante l’utilizzo di una Stapler circolare, cioè una suturatrice meccanica, che viene posizionata per via transanale e che procede ad una vera e propria resezione della parete del retto a tutto spessore senza l’apertura della cavità addominale e lasciando inviolati gli organi genitali femminili. Quest’intervento chirurgico, che ha una durata media di 40 minuti, si è dimostrato oltre che efficace in termini di guarigione clinica anche sicuro: presentando complicanze postoperatorie nettamente minori rispetto ai precedenti interventi chirurgici e dimostrando una totale assenza del dolore postoperatorio.